A proposito delle CIRCOSCRIZIONI…


La recente riduzione del numero di circoscrizioni in città ha inteso rispondere ad esigenze di contenimento della spesa pubblica, secondo indicazioni date dal governo centrale sui costi della gestione amministrativa periferica e della politica.


Senza polemizzare sulle scelte fino ad oggi fatte in tema di risparmi e di settori di intervento, le circoscrizioni rappresentano la forma di organizzazione territoriale meno colpevole in materia di sprechi di pubbliche risorse.
Al contrario, il costo necessario alla loro gestione ha sempre risposto a logiche di ritorno, sia di immagine che di efficienza.


La loro totale abolizione non si tradurrà in benefici economici, dato che finirebbe per allontanare i cittadini dall’amministrazione, scoraggiare lo spirito aggregativo che ha favorito il volontariato di quartiere, interrompere la vigilanza continua di cui oggi gode il territorio, sia in tema di controllo sociale che di conservazione ambientale.
L’ottica del risparmio a tutti i costi ha i suoi limiti, oltre i quali si tramuta in un aggravio di spesa, in una perdita di efficienza e in assenza di risposta ai bisogni degli amministrati. Il rischio di esagerare nel tirare la cinghia può produrre il soffocamento delle prestazioni e il disinteresse dei cittadini per l’organizzazione degli spazi urbani.
Terni, riducendo le circoscrizioni da nove a tre, ha mostrato un atteggiamento sensibile e responsabile nei confronti delle indicazioni provenienti dal governo centrale e si è adoperata nella ristrutturazione per non far mancare il supporto necessario alla soluzione dei problemi con cui gli abitanti si trovano a fare i conti tutti i giorni. Si va dagli interventi per il mantenimento delle condizioni di viabilità, alla cura degli spazi verdi, dalla pulizia delle aree pubbliche al controllo della sicurezza sociale, dall’offerta di servizi amministrativi ordinari (certificati anagrafici, rinnovo e rilascio di carte d’identità, ecc.) all’assistenza diretta ai residenti da parte di cooperanti civici.


Dover rinunciare a questi benefici e sacrificare i progressi sin qui maturati sull’altare della ristrettezza senza logica, significa buttare, con l’acqua sporca, anche il bambino. E questo sarebbe un lusso che non possiamo permetterci. L’abolizione delle circoscrizioni credo sia un grave errore e per questo occorre pensare a sistemi di partecipazione che consentono di rispondere alle esigenze dei cittadini.


Terni, 22 marzo 2012


Ing. Giocondo Talamonti